sabato 2 giugno 2012

 
Il testo che segue è tra da "Il gabbiano Jonathan Livingston" di Richard Bach e le esercitazioni proposte sono stati tratti da

Book in progress
fascicolo 1 - Olte il testo. Antologia tematica
Libertà & Partecipazione 
 
e rielaborati dagli allievi della cl@sse 2.0 dell'ISIS "A. Malignani di Udine"

anno scolastico 2011-2012 

Si tratta di un esempio di un lavoro più articolato e completo in fase di elaborazione
 

Era di primo mattino, il sole appena sorto luccicava tremolando sulle scaglie del mare appena increspato.
A un miglio dalla costa un peschereccio arrancava verso il largo. E fu data la voce allo Stormo. E in men che non si dica tutto lo Stormo Buonappetito si adunò, si diedero a giostrare ed accanirsi per beccare qualcosa da mangiare. Cominciava così una nuova dura giornata.
Ma lontano di là solo soletto, lontano dalla costa e dalla barca, un gabbiano si stava allenando per suo conto: era il gabbiano Jonathan Livingston.
Si trovava a una trentina di metri d'altezza: distese le zampette palmate, aperse il becco, si tese in uno sforzo doloroso per imprimere alle ali una torsione tale da consentirgli di volare lento. E infatti rallentò tanto che il vento divenne un fruscio lieve intorno a lui, tanto che il mare ristava immoto sotto le sue ali. Strinse gli occhi, si concentrò intensamente, trattenne il fiato, compì ancora uno sforzo per accrescere solo... d'un paio... di centimetri... quella... penosa torsione e... D'un tratto gli si arruffano le penne, entra in stallo e precipita giù.
I gabbiani, lo sapete anche voi, non vacillano, non stallano mai. Stallare, scomporsi in volo, per loro è una vergogna, è un disonore. Ma il gabbiano Jonathan Livingston - che faccia tosta, eccolo là che ci riprova ancora, tende e torce le ali per aumentarne la superficie, vibra tutto nello sforzo e patapunf stalla di nuovo - no, non era un uccello come tanti. La maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov'è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare.
A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d'ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.
Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli. E anche i suoi genitori erano afflitti a vederlo così: che passava giornate intere tutto solo, dietro i suoi esperimenti, quei suoi voli planati a bassa quota, provando e riprovando.
Non sapeva spiegarsi perchè, ad esempio, quando volava basso sull'acqua, a un'altezza inferiore alla metà della sua apertura alare, riusciva a sostenersi più a lungo nell'aria e con meno fatica. Concludeva la planata, lui, mica con quel solito tuffo a zampingiù nel mare, bensì con una lunga scivolata liscia liscia, sfiorando la superficie con le gambe raccolte contro il corpo, in un tutto aerodinamico. Quando poi si diede a seguire planate con atterraggio a zampe retratte anche sulla spiaggia (e a misurare quindi, coi suoi passi, la lunghezza di ogni planata) i suoi genitori si mostrarono molto ma molto sconsolati.
" Ma perche, Jon, perchè?” gli domandò sua madre.
" Perchè non devi essere un gabbiano come gli altri, Jon? Ci vuole tanto poco! Ma perchè non lo lasci ai pellicani il volo radente? agli albatri? E perchè non mangi niente? Figlio mio, sei ridotto penne e ossa! " .
" Non m'importa se sono penne e ossa, mamma. A me importa soltanto imparare che cosa si può fare su per aria, e cosa no: ecco tutto. A me preme soltanto di sapere.
" Sta' un po' a sentire, Jonathan " gli disse suo padre, con le buone. " Manca poco all'inverno. E le barche saranno pochine, e i pesci nuoteranno più profondi, sotto il pelo dell'acqua. Se proprio vuoi studiare, studia la pappatoria e il modo di procurartela! Sta faccenda del volo è bella e buona, ma mica puoi sfamarti con una planata, dico bene? Non scordarti, figliolo, che si vola per mangiare.“
Jonathan assentì, obbediente. Nei giorni successivi cercò I quindi di comportarsi come gli altri gabbiani. Ci si mise di buona volontà. E, gettando strida, giostrava, torneava anche lui con lo Stormo intorno ai moli, intorno ai pescherecci, tuffandosi a gara per acchiappare un pezzo di pane, un pesciolino, qualche avanzo. Ma a un certo punto non ne potè più.
Tutto questo non ha senso, si disse: e lasciò cadere, apposta, un'acciuga duramente conquistata, se la pappasse quel vecchio gabbiano affamato che lo seguiva. Qui perdo tempo, quando potrei impiegarlo invece a esercitarmi! Ci sono tante cose da imparare! Non andò molto, infatti, che Jonathan piantò lo Stormo e tornò solo, sull'alto mare, a esercitarsi, affamato e felice.
Adesso studiava velocità e, in capo a una settimana di allenamenti, ne sapeva di più, su questa materia, del più veloce gabbiano che c'era al mondo.
Eccolo a circa trecento metri d'altezza che, battendo le ali a più non posso, si butta in picchiata: una picchiata vorticosa verso le onde. A questo punto capisce perchè ai gabbiani questa manovra, a tutta velocità, non può riuscire. In appena sei secondi, uno tocca le settanta miglia all'ora: velocità alla quale l'ala d'un uccello non è più stabile, nella fase discendente.
Ci si era provato più volte, ma sempre con lo stesso risultato. Pur mettendoci il massimo impegno, perdeva sempre il controllo, a una velocità così elevata.
Saliva a quota trecento. Avanti dritto, a tutta birra, prima. Poi scivolata d'ala. E giù in picchiata. Niente! Ogni santa volta l'ala sinistra andava in stallo nella fase ascendente, lui veniva spostato con violenza a mano manca, stallava con la sinistra per cercare di riprendersi e, trac, cadeva in vite.
Non riusciva a metterci sufficiente attenzione, al momento in cui dava quel colpo d'ala ascendente. Dieci volte aveva provato e ogni volta, appena toccate le settanta miglia orarie, si trasformava in una trottola di penne e, perduto il dominio dell'aria, tonfava nell'acqua.
Il trucco - gli balenò alla fine in mente, quand'era ormai fradicio - consiste nel tener le ali ferme. Sì: remeggiare finché non sei sulle cinquanta miglia, poi tener salde le ali. Salì a quota seicento e riprovò. Si buttò in picchiata, diritto in giù; ali tutte aperte, appena toccate le cinquanta, spiegate e ferme. Occorreva una forza tremenda, ma il trucco riusciva. Nello spazio di dieci secondi, era sfrecciato a novanta miglia l'ora. Jonathan aveva stabilito il record mondiale di velocità dei gabbiani!
Ma il suo trionfo fu di breve durata. Nell'istante in cui s'accinse a risalire, nell'istante in cui mutò l'angolazione delle ali, perse disastrosamente il controllo, frullò e divenne un turbinio di penne. Come prima: solo che, a novanta, fu un effetto dinamite. E Jonathan esplose in aria. Piombò in mare. In un mare duro come il granito. Quando tornò in se, era buio da un bel pezzo. Galleggiava cullato dalla maretta, sulla scia del chiardiluna. Si sentiva le ali sbrindellate pesanti come piombo, ma più ancora gli pesava il fallimento. Si augurò, indebolito com'era, che quel peso bastasse a trascinarlo dolcemente giù, verso il fondo, e che fosse finita.
Mentre affondava, una voce strana e cupa risuonò dentro di lui. Ah, non c'è via di scampo. Niente da fare, sei un gabbiano. La natura ti impone certi limiti. Se tu fossi destinato ad imparare tante cose sul volo, avresti un portolano nel cervello.
Carte nautiche avresti, per meningi. E se tu fossi fatto per volare come il vento, avresti l'ala corta del falcone, e mangeresti i topi anzichè pesci. Sì sì, aveva ragione tuo padre. Lascia perdere queste stupidaggini. Torna a casa, torna presso il tuo stormo, e accontentati di quello che sei, un povero gabbiano limitato.
Quella voce svanì, e Jonathan era d'accordo. Un gabbiano a quest'ora di notte dovrebb'essere a nanna, sulla costa. D'ora in poi, giurò Jonathan, io sarò un gabbiano per bene. E tutti saranno contenti di me.
A fatica si tirò fuori dall'acqua e si diresse mestamente verso terra. Meno male che aveva imparato a volare a bassa quota, il che gli consentiva un risparmio di energie.
Non pensiamoci più, disse a se stesso. E’ finita, non sono più me stesso. Devo scordarmi quello che ho imparato. Quello che ero ero, adesso sono soltanto un gabbiano come tutti gli altri. Gabbiano sei, e da gabbiano vola.
E così si levò, benchè stanchissimo, a una quota di circa trenta metri e si mise a remigare alacremente, alla gabbiana, verso la costa.
Si sentì meglio, dopo aver preso quella decisione di comportarsi come
un gabbiano qualsiasi. Basta! non avrebbe dovuto dar più retta a quel dèmone che l'istigava a imparare nuove cose. Basta d'ora in poi con le sfide, basta coi fallimenti.
Ah, era bello smettere di pensare, e volare tranquilli nel buio, verso le luci occhieggianti della costa.
Nel buio! La voce cavernosa suonò chioccia di paura. Ma i gabbiani non volano al buio! mai!
Però Jonathan, distratto, non le badò. Com'è bello, ripeteva fra sè. La luna col suo strascico d'argento, e le luci della riva che disegnano tremule scie sull'acqua, nella notte, così calma e tranquilla.
Posati! I gabbiani non volano al buio! Se eri nato anche per volare di notte, avresti gli occhi come una civetta! Una bussola avresti, per cervello! Avresti l'ala corta del falcone!
Librato nelle tenebre, lassù, il gabbiano Jonathan, a questo punto, battè gli occhi. La fatica svanì, svanì il dolore, e anche i buoni propositi svanirono.
L'ala corta. Le ali corte di un falco! Ecco la soluzione. Che sciocco, a non averci pensato prima! Quello che occorre è solo un'ala corta: e, allora, basterà che io tenga raccolte le mie ali, che le tenga ritirate, quasi del tutto, e che ne adopri soltanto le estremità. Ali corte!
Si portò subito a seicento metri di quota, sopra il mare di pece e, senza star lì a pensare un momento che poteva fallire, anche morire, portò le ali ad aderire saldamente al corpo, lasciando tese al vento solo le strette estremità di esse, a mo' di alettoni, e si gettò in picchiata.
Il vento gli intronava nella testa con un fragore spaventoso. Settanta miglia all'ora, novanta, centoventi, e ancora, ancora. Più forte. A centoquaranta miglia l'ora la tensione dell'ala era inferiore a quella di prima a settanta, e bastò una leggerissima torsione per uscire di picchiata e saettare verso il cielo alto, grigio bolide sotto il chiardiluna.
Raggrinzì gli occhi a fessura, nel vento, e il suo cuore esultava. Centoquaranta miglia all'ora! Senza dare una sbandata! E se mi tuffo non da cinquecento ma da mille metri e più, chissà a che velocità.
Il giuramento di poc'anzi era dimenticato, l'ebbrezza del volo l'aveva spazzato via. Eppure non si sentiva in colpa, anche se non aveva mantenuto la promessa fatta a se stesso. Promesse di quel genere impegnano soltanto quei gabbiani che s'appagano dell'ordinario tran-tran . Ma uno che aspira a una sempre maggiore perfezione, non sa proprio che farsene di simili promesse!
AI levar del sole, Jonathan era di nuovo là che si allenava. Visti da mille e più metri, i pescherecci sembravano scagliuzze nella glauca distesa delle acque, lo Stormo Buonappetito come unindistinto nugolo di volteggianti atomi di polvere. Lui si sentiva vivo come non mai, e fremente di gioia, fiero di aver domato la paura. […]
Ebbe un moto di trionfo. Aveva toccato il limite estremo della velocità! Un gabbiano a duecentoquattordici miglia orarie! Era un primato che segnava una data, era il momento più fulgido nella storia dello Stormo, e per il gabbiano Jonathan da quel momento si dischiudevano orizzonti nuovi. […]
Quando lo sapranno - pensava -, quando sapranno delle Nuove Prospettive da me aperte, impazziranno di gioia. D'ora in poi vivere qui sarà più vario e interessante. Altro che far la spola tutto il giorno, altro che la monotonia del tran-tran quotidiano sulla scia dei battelli da pesca! Noi avremo una nuova ragione di vita. Ci solleveremo dalle tenebre dell'ignoranza, ci accorgeremo d'essere creature di grande intelligenza e abilità. Saremo liberi! Impareremo a volare!
L'avvenire gli appariva tutto rose e fiori. Appena toccò terra, vide che i gabbiani erano riuniti in assemblea generale. Ed avevano tutta l'aria di trovarsi in riunione già da tempo. Fatto sta che aspettavano proprio lui.
”II gabbiano Jonathan Livingston si porti al centro dell’emiciclo!”
ordinò l'Anziano. Il suo tono di voce era quello delle grandi cerimonie.
E quell'ordine è sempre foriero o di grande vergogna o grandi onori. E lì al centro dell'Emiciclo che, appunto, ai gabbiani che più si sono distinti viene reso onore dal Consiglio.
Ma sì, pensò Jonathan, stamattina mi hanno visto. Tutto lo Stormo ha assistito alla mia impresa. Ma io non voglio onori. Non aspiro a essere un capo. Io desidero solo farli partecipi delle mie scoperte, mostrar loro i magnifici orizzonti che ora si sono aperti per noi tutti.
E si fece avanti.
“II gabbiano Jonathan Livingston” l' Anziano proclamò
“viene messo alla gogna e svergognato al cospetto di tutti i simili!” Fu come se l'avessero colpito con una randellata. I ginocchi gli si sciolsero, le penne gli si fecero flosce, le orecchie ronzavano. Messo alla gogna? lui? Ma no, impossibile! E la grande Impresa? le Nuove Prospettive? Non hanno capito niente! C'è un errore! si sbagliano di grosso!
“… per la sua temeraria e irresponsabile
condotta” intonava la voce solenne “per esser egli venuto meno alla tradizionale dignità della grande Famiglia dei Gabbiani. ...”
Questo significava ch'egli sarebbe stato espulso dal consorzio dei
suoi simili, esiliato, condannato a una vita solitaria laggiù, sulle Scogliere Remote.
...affinchè mediti e impari che l'incosciente temerarietà non può dare alcun frutto. Tutto ci è ignoto, e tutto della vita è imperscrutabile, tranne che siamo al mondo per mangiare, e campare il più a lungo possibile”
Nessun gabbiano, mai, si leva a protestare contro le delibere del Consiglio, ma la voce di Jonathan si levò. “ Incoscienza? Condotta irresponsabile? Fratelli miei!” gridò. “ Ma chi ha più coscienza d'un gabbiano che cerca di dare un significato, uno scopo più alto all'esistenza? Per mill'anni ci siamo arrabattati per un tozzo di pane e una sardella, ma ora abbiamo una ragione, una vera ragione di vita. ..imparare, scoprire cose nuove, essere liberi! Datemi solo il tempo di spiegarvi quello che oggi ho scoperto. ...” Ma lo Stormo pareva di sasso, tant'era impassibile.
“Non abbiamo più nulla in comune, noi e te.” intonarono in coro i gabbiani, e, con fare solenne, sordi alle sue proteste, gli voltarono tutti la schiena.
E il gabbiano Jonathan visse il resto dei suoi giorni esule e
solo. Volò oltre le Scogliere Remote, ben oltre.
Il suo maggior dolore non era la solitudine, era che gli altri gabbiani si rifiutassero di credere e aspirare alla gloria del volo. Si rifiutavano di aprire gli occhi per vedere. Ogni giorno, lui apprendeva nuove cose. Imparò che, venendo giù in picchiata a tutta birra, puoi infilarti sott'acqua e acchiappare pesci più prelibati, quelli che nuotano in branchi tre metri sotto la superficie: non aveva più bisogno di battelli da pesca e di pane raffermo, lui, per sopravvivere. Imparò a dormire sospeso a mezz'aria, dopo aver stabilito alla sera la sua rotta, nel letto della corrente d'un vento fuoricosta, e coprire così un centinaio di miglia dal tramonto all'alba.
Con uguale padronanza ora volava attraverso fitti banchi di nebbia sull'oceano, o sennò si portava al di sopra di essi, dove il cielo era limpido e il sole abbagliava...mentre gli altri gabbiani, con quel tempo, se ne stanno appollaiati in terraferma, mugugnando per la pioggia e la foschia. Imparò a sfruttare i venti d'alta quota, e portarsi nell'entroterra, per un bel tratto, e far pranzo con insetti saporiti.
Quel che aveva sperato per lo Stormo, se lo godeva adesso da sé solo. Egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare. Scoprì ch'erano la noia e la paura e la rabbia a render così breve la vita d'un gabbiano. Ma, con l'animo sgombro da esse, lui, per lui, visse contento, e visse molto a lungo. Arrivarono ch'era già sera. E trovarono Jonathan che volava librato, solo e in pace con se stesso, nel libero cielo che lui tanto amava. I due gabbiani che, a un tratto, gli comparvero d'accanto, uno di qua e uno di là, erano candidi come la luna, e dalle loro piume emanava un chiarore blando, suadente, nell'aria che imbruniva. Ma più amabile ancora era la grazia, l'abilità, con cui volavano, mantenendo, fra le punte delle rispettive ali, una breve e costante distanza.
Senza profferir parola, Jonathan volle metterli alla prova.
Una prova che mai nessun gabbiano aveva superato. Impresse alle sue ali una torsione tale che gli permise di rallentare, fino al limite estremo, a un soffio dallo stallo. Ebbene, quei due radiosi uccelli, pure loro, rallentarono con lui, gli restarono alla pari, senza sforzo. Altrochè se s'intendevano, di volo lento.
Allora lui, raccolte le ali, rotò e si buttò giù in picchiata a centonovanta miglia all'ora. E quelli si tuffarono con lui, sfrecciando insieme a lui, in perfetta formazione.
Infine lui compì, nella cabrata, un lungo mulinello verticale. E quelli volteggiarono con lui, tutti giulivi.
Si rimise in volo orizzontale e per un po' non aprì becco.
“Molto bene,” disse poi. “e voi chi siete?”
“Veniamo dal tuo Stormo, Jonathan. Siamo fratelli tuoi.”
Quelle parole furono pronunciate con calma e fermezza.
Siano venuti per condurti più in alto. Per condurti a casa”
“Io casa non ne ho. Nè ho una patria, nè uno stormo. Sono un Reietto. E più in alto di così, ve l'assicuro – stiamo volando alla sommità del Vento che nasce dalla Grande Montagna - più in alto di così, tranne magari un par di cento metri, non riuscirei a sollevare questo mio vecchio corpo. “
" Sì che invece puoi riuscirci, vecchio Jonathan. Perché tu hai imparato tutto. Hai terminato un corso d'istruzione, e ne incomincia un altro, per te. Adesso.”
Come aveva illuminato tutta quanta la sua vita, il lume dell'intelletto lo soccorse in quel momento, e lui capì. Avevano ragione, quegli uccelli. Lui poteva volare, sì, più in alto. Ed era l'ora, sì, di andare a casa. Abbracciò con un ultimo sguardo il suo cielo, i magnifici campi del cielo, dove aveva imparato tante cose. " Sono pronto.” disse alfine.
E il gabbiano Jonathan Livingston fece prua verso l'alto, scortato da quei due splendidi uccelli, e scomparvero insieme nella notte.

Proposte di lavoro sulla comprensione e l'analisi del testo

Qual'è il momento di massima tensione narrativa (spannung)?
  
quando il gabbiano Jonathan tocca per la priva volta le settanta miglia orarie
quando il gabbiano Jonathan dopo ripetuti tentativi arriva prima a cinquanta miglia all'ora poi sessanta e infine novanta.
quando Jonathan fu convocato dal consiglio, il futuro gli pareva rosa e fiori ma ebbe un'amara delusione
quando volò a centonovanta miglia orarie insieme ai due gabbiani misteriosi
 
Motiva la tua risposta:
  
Perchè dopo quell'episodio la vita di Jonathan cambiò radicalmente, in quel momento capisce che le sue aspirazioni non verranno mai comprese, verrà esiliato e comincia una nuova vita.
Perchè Jonathan raggiunse il suo obbiettivo, l'aspirazione al volo come un'arte e il raggiungimento della perfezione, in questo caso la velocità
Perchè il fatto è narrato ha un ritmo incalzante ed è colmo di tensione e suspence, caratteristiche peculiari dello Spannung
Perchè Jonathan raggiunse la pace interiore, raggiunge la perfezione nel volo e viene compreso dai suoi simili.

Il narratore è interno o esterno?
  
Esterno
Interno

Com'è il punto di vista o focalizzazione?
  
la focalizzazione è quella del narratore che conosce tutto di tutti i suoi personaggi
il punto di vista è quello del gabbiano Jonathan
il punto di vista è quello di un personaggio esterno al racconto
il punto di vista è quello di uno dei personaggi secondari
Protagonista del testo è Jonathan Livingston. Scegli tra quelli dati 4 aggettivi che, secondo te, sono adatti a descrivere le sue caratteristiche:
furbo

abile

felice

curioso

sicuro di sè

coerente

sciocco

dubbioso

disubbidiente

ambizioso

fiducioso

incosciente

coraggioso

solitario

testardo

diverso

pazzo

entusiasta

arrogante

rivoluzionario


Quali ragioni determinano la decisione dello Stormo di scacciare Jonathan?
perchè non aveva portato i suoi compagni ad imparare le tecniche del volo con lui

per aver avuto un comportamento troppo audace e irresponsabile

perchè aumentando la velocità e piombando in mare aveva rischiato di morire

perchè aveva volato nella notte

per essere venuto meno alla tradizionale dignità della grande famiglia dei gabbiani


Nel racconto appaiono anche altri personaggi: i genitori di Jonathan. Quale atteggiamento hanno nei confronti di Jonathan?
  
sono fieri di lui
lo spingono a migliorare se stesso
cercano di spingerlo a fare come il resto dello Stormo
non si interessano a lui

Da cosa è dettato tale atteggiamento?
  
non volevano essere cacciati dallo Stormo per avere un figlio diverso
dal loro amore verso di lui
dalla loro voglia di avere il miglior figlio dello Stormo
dal grosso disprezzo verso di lui

Cosa significa la frase del padre di Jonathan “si vola per mangiare”?
  

il volo per i gabbiani serve per cercare nutrimento, una dote utile per trovare più facilmente il cibo

per volare bisogna saper mangiare
perché un gabbiano possa mangiare è necessario debba saper volare
bisogna volare per mangiare

Quale diversa finalità attribuisce Jonathan al volo?
  
a volare molto veloce così da poter battere ogni record compiuto da un uccello
i propri limiti, la ricerca dell’eccellenze, della perfezione e del pieno sviluppo di se stessi
riuscire a diventare il volatile più bravo e astuto del mondo
diventare il miglior gabbiano per poi diventare il capo dello Stormo

Dopo essere stato cacciato dallo stormo, quali sentimenti dominano Jonathan?

  
la gioia ed il senso di libertà di essere se stesso
la paura di affrontare l’ignoto e la nuova strada che lo aspetta
la paura di annoiarsi trascorrendo una vita solitaria

la tristezza per tutti quei gabbiani che non hanno mai creduto in lui e che non ci saranno in un futuro con Jonathan mentre farà nuove scoperte

Da cosa sono determinati tali sentimenti?
  
dal fatto che i suoi compagni non hanno aperto gli occhi per vedere, ossia non hanno avuto modo di comprendere Jonathan nel suo essere, esiliandolo così nella solitudine
dalla paura di vivere in un ambiente molto più vasto ed insidioso di quello dove ha vissuto con il suo stormo
dall’incapacità di procurarsi cibo a sufficienza per sopravvivere
dalla nostalgia di casa nei confronti dei suoi genitori e dei compagni del suo stormo

Cosa permette a Jonathan di “vivere contento”?
  
poter volare anche mentre dorme
vivere da solo, senza avere qualcuno che lo spronasse a fare qualcosa che a lui non piaceva
liberarsi nel cielo continuando a perfezionare il proprio volo

stare lontano dallo Stormo

Chi sono, a tuo avviso, i due gabbiani che "arrivano ch'era già sera"?
  

i genitori di Jonathan

due gabbiani dello Stormo a cui prima apparteneva Jonathan

due anziani gabbiani
due maestosi uccelli


Riflessioni sul lessico

Patapunf
Questa è una cioè una parola che non ha un vero significato, ma che vuole solo rappresentare un .
  

Che cosa significa la parola "pappatoria"?
  
tavola su cui si mangia
mangiare abbondantemente con avidità
luogo dove ci si procura il cibo
mangime per gli animali

Se jonathan volava alla velocità di 70 miglia all'ora, a quanti chilometri all'ora viaggiava?
  
40 Km/h
84 Km/h
96.6 Km/h
112 Km/h

"A tutta birra" cosa significa questa espressione gergale?
  
a grande velocità
andare avanti blandamente
con una forza poderosa
accellerare

A mano manca: Scegli, usando un vocabolario, il sinonimo più adatto tra i seguenti
  
bisognosa
verso destra
tagliata
verso sinistra

Ascendente: Scegli, usando un vocabolario, il sinonimo più adatto tra i seguenti
  
andare verso l'alto
andare verso il basso
scalare una montagna
prendere l'ascensore

Trottola di penne: Trova il significato corretto di questa metafora tra i seguenti
  
gioco per bambini fatto di penne
corpo di penne che gira vorticosamente su se stesso
far roteare una penna
muoversi in continuazione

Quale tra le seguenti parole è un sinonimo di "turbinìo" ?
  
svolazzo
ciclone
tornado
movimento vorticoso

In un mare duro come il granito: Che significato ha questa similitudine?
  
che il mare era talmente piatto che sembrava una liscia superficie solida
che il mare era talmente piatto che sembrava una liscia superficie solida
che il mare, vista la presenza di granito nelle profondità, è paragonabile ad una lunga e dura distesa
che la caduta di Jonathan è paragonabile a quella del granito nell’acqua

Che cosa significa maretta?
  
mare in burrasca
piccola barca da cabotaggio

un piccola porzione di mare

condizione leggermente agitata del mare, con onde piccole e spumeggianti

Basta! non avrebbe dovuto dar più retta a quel dèmone”. Cosa significa la parola dèmone in questo contesto?
  
la tentazione
uno straniero
un sentimento negativo
un'illusione

Mare di pece: cosa viole esprimere l’Autore con questa metafora?
  
il colore chiaro e rilucente del mare, paragonabile alla lucida pece
mare di colore nero come la pece
che il mare è talmente inquinato dalle avarie delle petroliere da apparire nero e sporco
il colore nero e tenebroso del mare di notte

Tran-tran: Questa espressione tende a riprodurre un suono, ma ha un significato ben preciso, ovvero:
  
mezzo di locomozione
esclamazione di stupore
il suono dei veicoli sulla strada
ritmo noioso e informe del vivere quotidiano

Glauca: Cerca tra i seguenti un sinonimo di questo termine che sia adeguato al contesto
  
grigio cenere
azzurro
blu di metilene
cobalto

...era il momento più fulgido...”. Trova un sinonimo di tale aggettivo
  
glorioso

fresco
splendente
felice

Ci solleveremo dalle tenebre dell’ignoranza …”. Con quale frase puoi sostituire questa metafora?
  

saremo in grado di esplorare mondi bui e tenebrosi esprimendo un nuovo modo di volare, all’insegna della ragione
diventeremo intelligenti solo imparando a volare nelle tenebre
saremo in grado di scoprire nuovi mondi, realtà differenti grazie ad un diverso modo di concepire l’idea del volo
la ragione ci libererà la mente, annebbiata dalle tenebre, e potremo volare più in alto

Che cosa significa l'espressione "tutto rose e fiori"?
  
essere in una situazione particolarmente movimentata
essere in una situazione particolarmente felice
essere in un prato fiorito
essere in una situazione particolarmente triste

Che aggettivo può sostituire l'espressione "tutto rose e fiori"?
  
triste
tranquillo
felice
colorato

Il gabbiano Jonathan Livingston si porti al centro dell’emiciclo …”. Cos’è un emiciclo?
  

uno spazio semicircolare
un edificio di orazione improvvisato
un alto piedistallo di forma cilindrica

una banchina che dà al mare

E quell'ordine è sempre foriero …”. Il termine viene dal latino ferre, che significa “portare”. Quale delle seguenti espressioni ha lo stesso significato?
  
decisivo
menzognero
percorritore
deludente


Messo alla gogna” l’espressione è riferita a una pena in uso soprattutto nel Medioevo. Cosa significa?
  
essere acclamato
messo in cella
riconoscimento di grande rilevanza
messo alla berlina

Cosa significa il termine “gogna” in questo contesto?
 
  
premiato per le grandi imprese
chiamato a fare una dichiarazione pubblica
esposto, svergognato davanti ad una folla di conoscenti
condannato a morte

“…per la sua temeraria e irresponsabile condotta”. Cosa significa “temeraria”?
  
avventata
coraggiosa
pazza
      timorosa

Per mill'anni ci siamo arrabattati ...” Cerca un sinonimo di "arrabattati".
  
     battuti

ingegnati

cercati

raggruppati

Ma lo stormo pareva di sasso, tant’era impassibile”. Cosa vuole intendere l’autore con questa similitudine?
  
lo stormo non credeva all’impresa di Jonathan
lo stormo era stufo di ascoltare Jonathan
lo stormo non capiva quello che Jonathan stava dicendo
lo stormo pareva inamovibile

Che cosa significa l'espressione "aprire gli occhi per vedere"?
  
cercare le cose perse
rendersi conto di una verità generalmente spiacevole che non si era immaginata prima
capire come cambia il tempo metereologico
osservare con attenzione un dettaglio

appollaiati in terraferma, mugugnando …”. Cosa significa la parola “mugugnando”?
  
arrancando
brontolando
cinguettando
singhiozzando

“… nell'aria che imbruniva …”. Il termine deriva da “bruno”: cosa significa in questo contesto?
  
che tutto si oscura e scende la sera
che l’aria diventa densa, quasi soffocante
che l’aria si fa rarefatta
che tutto si fa più nitido improvvisamente

Giulivi”. Cerca sul vocabolario un sinonimo dell’aggettivo:
  
triste, imbronciato, chiuso
sciocco, spensierato
gaio, festoso, lieto
simpatico, amichevole, sociale

Come aveva illuminato tutta quanta la sua vita, il lume dell'intelletto lo soccorse in quel momento.” Cosa rappresenta questa frase?
  
rappresenta la forza del suo coraggio e della voglia di ribellione
rappresenta l'esperienza maturata da Jonathan in tutti questi anni da reietto
rappresenta l'intelligenza sopraffina che lo ha sempre distinto dagli altri
e' la fiamma che, inspiegabilmente, lo segue d'ovunque lui vada